giovedì 17 aprile 2014

Mi chiamo Antonio e sono matto,

sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino...
Credevo di parlare col demonio così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio...

Ti scrivo questa lettera perché non so parlare,perdona la calligrafia da prima elementare, e mi stupisco se provo ancora un'emozione ma la colpa è della mano che non smette di tremare..

Io sono come un pianoforte con un tasto rotto: l'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi...

E giorno e notte si assomigliano nella poca luce che trafigge i vetri opachi...
Me la faccio ancora sotto perché ho paura: per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura,puzza di piscio e segatura...

Questa è malattia mentale e non esiste cura!

I matti sono punti di domanda senza frase, migliaia di astronavi che non tornano alla base, sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole, i matti sono apostoli di un Dio che non li vuole...
Mi fabbrico la neve col polistirolo,la mia patologia è che son rimasto solo.
Ora prendete un telescopio misurate le distanze e guardate tra me e voi chi è più pericoloso?

Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto, ritagliando un angolo che fosse solo il nostro: ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi, non come le cartelle cliniche stipate negli archivi!
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare: eri come un angelo legato ad un termosifone...

Nonostante tutto io ti aspetto ancora e se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora ..

Mi chiamo Antonio e sto sul tetto, Cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto!
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce, quando pure il tuo migliore amico ti tradisce...

Ti lascio questa lettera, adesso devo andare, perdona la calligrafia da prima elementare...
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare....



(Le immagini che seguono sono dell'ex ospedale San Martino, il manicomio della città di Como che dal
giugno del 1882 ha ospitato circa quarantamila matti: poveri contadini ammalati di pellagra, mentecatti e vagabondi, casalinghe isteriche o in preda al delirio delle puerpere, bambini abbandonati, operai e muratori alcolizzati, emigrati meridionali e veneti rimpatriati dalla Svizzera ai primi segni di malattia mentale- il loro disagio ottenne anche una ben precisa definizione medica: il "delirio dell'immigrato". Molti tra gli ospiti del San Martino - almeno fino all'approvazione della legge Basaglia nel 1978 - venivano internati "d'imperio", sulla base di un certificato medico che li dichiarava "pericolosi a sé o agli altri", o anche solo "di pubblico scandalo": insomma bastava che il sindaco, il parroco, il medico e il comandante dei Carabinieri di un paese decidessero di concerto che una determinata persona, a salvaguardia della quiete e del decoro pubblico, non dovesse più circolare liberamente, perché per questa si aprissero le porte del manicomio e di una terribile non-vita..... Pubblico questo in memoria di tutti gli ANTONIO che non hanno avuto il coraggio di imparare a volare, ma che io, leggendo anni fa le loro cartelle cliniche, so che dentro al loro cuore volavano sul mondo... tutti i giorni.... )